Una società immobiliare del Nasdaq vola dopo la sua audace scommessa su LINK
Accumularsi asset digitali non è più una stranezza da geek o un capriccio da speculatore. È diventata una strategia quasi essenziale per diversificare, mettere al sicuro e talvolta salvare una struttura finanziaria. Così, vediamo aziende “TradFi” accumulare bitcoin o avventurarsi in ether. Ma ora anche le altcoin stanno guadagnando terreno nei portafogli istituzionali. E quando una società immobiliare quotata al Nasdaq punta su Chainlink, tutto il mondo crypto si mette in ascolto.

In breve
- Caliber ha scelto Chainlink per diversificare i suoi asset tramite una strategia innovativa di tesoreria digitale.
- Il suo titolo è salito del 60% dopo l’annuncio, nonostante i rischi di delisting dal Nasdaq.
- L’azienda prevede di utilizzare LINK per automatizzare processi chiave come la valutazione degli asset.
- Si circonda di esperti crypto e studi legali per mettere in sicurezza e inquadrare la propria strategia.
Caliber entra in campo: LINK, leva strategica e shock di Borsa
Chainlink ora fa parte del trio di testa con Ethereum e Solana secondo Google Trends, segnalando un chiaro ritorno di interesse. In questo contesto, il 28 agosto 2025, Caliber, gestore di asset immobiliari con sede in Arizona, ha annunciato l’adozione di una strategia di tesoreria crypto incentrata su Chainlink.
L’obiettivo è accumulare LINK, finanziandolo tramite equity, riserve di cassa e emissioni di azioni. L’annuncio ha provocato un vero e proprio elettroshock: il suo titolo (CWD) è schizzato del 77% in poche ore, avvicinandosi ai 3 dollari secondo Google Finance.
Il CEO Chris Loeffler ha dichiarato nel comunicato ufficiale:
Crediamo che implementare una strategia di tesoreria in asset digitali rafforzi il nostro bilancio e allinei Caliber al futuro della finanza digitale, posizionandoci all’avanguardia dell’innovazione nei settori immobiliare e della gestione patrimoniale.
Dietro le quinte, Caliber istituisce un Crypto Advisory Board e si circonda di pesi massimi: Deloitte, Perkins Coie, Manatt… Una mossa tanto più strategica in quanto la società affronta la minaccia di delisting dal Nasdaq per un deficit di equity di 17.6 milioni di dollari.
Il piano LINK potrebbe davvero essere la sua ancora di salvezza. E la sua audacia la distingue, a chilometri di distanza dalle aziende che non osano attraversare il Rubicone crypto.
Chainlink e una ventata d’aria fresca per le tesorerie crypto alternative
Caliber non è un caso isolato. La tendenza delle “altcoin treasuries” si sta rafforzando. In quella settimana, Trump Media ha rivelato una strategia di tesoreria incentrata su Cronos (CRO), mentre Sharps Technology ha puntato su Solana. Caliber, dal canto suo, non si è limitata a seguire la moda: ha puntato sull’infrastruttura.
Chainlink, una rete di oracoli decentralizzati, si afferma come anello chiave tra dati del mondo reale e smart contract. Alimenta giganti come Mastercard, DTCC o SWIFT. Scommettendo su LINK, Caliber investe tanto in un asset liquido quanto in un mattone tecnologico.
Cifre chiave sulla scelta di Caliber
- +77%: le azioni Caliber (CWD) sono schizzate nel pre-market subito dopo l’annuncio, secondo Google Finance;
- 17.6 milioni di dollari: deficit di equity che la società deve coprire per evitare il delisting dal Nasdaq;
- 2.9 miliardi di dollari: volume di asset gestiti da Caliber, distribuiti tra immobili alberghieri, residenziali e industriali;
- 16 anni: esperienza di Caliber nel real estate alternativo prima della svolta crypto;
- 3 grandi società: Perkins Coie, Deloitte, Manatt — mobilitate per guidare la transizione digitale.
Non si tratta solo di una trovata di marketing. Caliber vuole fare di Chainlink un pilastro dei suoi processi aziendali: valutazione degli asset, amministrazione dei fondi, automazione dei flussi. Una scommessa che, se funzionerà, potrebbe ispirare altri nella finanza aziendale.
Chainlink non gioca più in piccolo. Il suo motore di compliance ACE punta ad aprire le porte a oltre 100 trillions di capitale tradizionale. Il caso Caliber potrebbe essere solo un assaggio di un’ondata di adozioni che cambierà il volto delle tesorerie aziendali. E questa volta, le carte potrebbero davvero essere rimescolate.
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