Dopo 3 mesi di attività, solo 10 dollari ricevuti: dovremmo cancellare gli airdrop?

Ricordo ancora la prima volta che ho ricevuto un airdrop di criptovalute, come se fosse successo ieri. Era il 2020, e stavo ancora completando le attività bounty su Bitcointalk. Una mattina, sono stato svegliato dal suono delle notifiche di WhatsApp: era un messaggio di un amico.

“Hai mai usato Uniswap?” mi chiese. Ho risposto “Sì”, e poi lui disse: “Allora dovresti avere diritto a 400 token UNI da riscattare, che ora valgono già più di 1.000 dollari.” Sono subito andato sulla pagina Twitter di Uniswap a cercare il link per il claim, e dopo averli riscattati li ho venduti immediatamente.

Così semplice, “soldi gratis” piovuti dal cielo. Nessun modulo da compilare, nessun livello da farmare su Discord, nessuna di quelle regole tipo “devi contribuire per ottenere qualcosa”.

Ripensandoci ora, è stato proprio quel momento a definire come dovrebbe essere un airdrop: una sorpresa, una “sovvenzione” per gli utenti che amano e usano davvero il prodotto, non come oggi, dove tutto è diventato una serie di attività inutili e prive di valore.

L’età d’oro degli airdrop

Successivamente, ho ricevuto anche l’airdrop di 1Inch: chiunque avesse diritto a UNI poteva ricevere anche 1Inch. Ma ciò che ha davvero cambiato la mia percezione del “gioco degli airdrop” è stato l’airdrop di dYdX.

Per partecipare, dovevo bridgeare ETH sul protocollo dYdX. All’epoca, la maggior parte dei Layer2 era ancora solo sulla carta, e le commissioni di bridge erano altissime. Ho fatto alcune transazioni per generare volume, non molte, poi ho ritirato gli asset. In un solo giorno di operazioni, alla fine ho ricevuto un airdrop a cinque cifre (in dollari): ancora oggi mi sembra incredibile.

Il valore totale massimo degli airdrop che ho ricevuto ha superato i 20.000 dollari. A dire il vero, ne ho venduto la metà lungo la strada: dopotutto erano “soldi gratis”, meglio metterli al sicuro.

L’airdrop di dYdX mi ha dato il mio primo vero capitale, che ho subito investito nel settore DeFi. Durante la “DeFi Summer”, facevo liquidity mining su Juldswap e guadagnavo circa 250 dollari al giorno. Davvero, mi manca quel periodo.

Il declino degli airdrop

Ovviamente, quei bei tempi non potevano durare per sempre. Dopo dYdX, ho partecipato agli airdrop di Scroll, Arbitrum, Optimism e zkSync, e proprio zkSync ha segnato l’inizio delle mie “cattive esperienze con gli airdrop”.

Tuttavia, non dimenticherò mai l’airdrop di Scroll. Tutti avevano aspettative altissime, e nemmeno il famoso tweet del cofondatore Sandy, “abbassate le aspettative”, riuscì a raffreddare l’entusiasmo della community.

Le aspettative sono cresciute sempre di più, fino a quando la delusione è arrivata. L’ammontare dell’airdrop di Scroll era ridicolmente basso, quasi una barzelletta. L’umore della crypto community è passato dall’entusiasmo alla disperazione in un attimo. A dire il vero, quell’airdrop mi ha lasciato un trauma: in quel momento ho giurato che non avrei mai più partecipato al “mining” degli airdrop Layer2.

Se fosse stato solo Scroll, forse l’avrei accettato. Ma ciò che mi ha davvero infastidito è stato rendermi conto che questi “airdrop di bassa qualità” sarebbero diventati la norma.

Il caos attuale degli airdrop

Facciamo un salto ad oggi: la scena degli airdrop è semplicemente deprimente. Quelli che una volta erano “airdrop a sorpresa” sono diventati un business di “attacchi industrializzati di Sybil farming”.

Devi passare mesi, se non anni, a interagire con vari protocolli: bridge, aggiunta di liquidità, bruciare gas fee, costruire la cosiddetta “fedeltà dell’utente”, e alla fine tutto dipende dalla fortuna se riceverai l’airdrop, che comunque sarà di valore irrisorio. Ancora più assurdo, ora ci sono persino “finestre di claim dell’airdrop aperte solo per 48 ore”: ricordo che Sunrise è stato il primo a farlo.

Anche se finalmente arriva il giorno del claim, scopri che la quantità non ripaga minimamente il tempo e i costi investiti, e spesso è accompagnata da un piano di vesting assurdo. Ad esempio, l’airdrop di 0G Labs: distribuzione in 48 mesi, sblocco trimestrale — 48 mesi, cioè quattro anni interi!

Ora queste situazioni sono così frequenti che, quando vedo i tweet sugli “airdrop Alpha”, la mia prima reazione è: “Ecco un altro airdrop da due spicci.”

La lotta tra progetti e utenti

La verità è questa: negli ultimi anni, la mentalità degli utenti è diventata puramente “utilitaristica”, inutile negarlo. Oggi tutti usano un prodotto solo per ottenere ricompense; nessuno passa ore a cliccare o a contribuire alla community solo per la cosiddetta cultura dell’ecosistema.

E i team di progetto? Certo, vogliono utenti fedeli, ma ancora di più vogliono “bei numeri” da mostrare ai VC: alto numero di utenti, grande community. Questi dati bastano per gonfiare la valutazione quando preparano le slide per il fundraising. Così, tra utenti e team di progetto si è instaurata una lotta tra “farming di dati” e “anti-farming”.

Il risultato? Nessuno è felice. Gli utenti si sentono presi in giro, i team di progetto devono affrontare il problema della retention.

Come dovrebbero essere gli airdrop?

Se dovessi ridisegnare un airdrop, probabilmente tornerei al modello Uniswap: niente promesse, niente classifiche, un giorno a sorpresa una sovvenzione per gli utenti fedeli. Solo questo ridurrebbe il fenomeno del “farming industrializzato” e abbasserebbe le aspettative irrealistiche degli utenti.

Oppure, si potrebbe prendere spunto dal modello di “airdrop in prevendita” di Sui: fissare una FDV (Fully Diluted Valuation) ragionevole e dare ai primi contributor e utenti la possibilità di acquistare token a condizioni vantaggiose.

Attualmente, i progetti più vicini a questo modello sono Cysic e Boundless. Usano un “sistema a livelli” per premiare gli utenti con sconti in prevendita in base al loro contributo nell’ecosistema.

O, ancora meglio, eliminare del tutto gli airdrop e concentrarsi sulla creazione di prodotti realmente utili: sviluppare qualcosa che abbia un vero product-market fit, costruire un modello di ricavi solido, invece di copiare e incollare la stessa cosa 200 volte. Davvero, questo sarebbe nell’interesse a lungo termine della crypto community.

Conclusione

La situazione attuale degli airdrop è semplicemente pessima. Non rende giustizia agli utenti che dedicano tempo a “farmare” airdrop, né aiuta i team di progetto a costruire una vera community.

Il risultato finale è che tutti si sentono sfruttati. Forse, eliminare gli airdrop e concentrarsi sulla creazione di prodotti che permettano a tutti di guadagnare sarebbe la scelta migliore?